Elle Decor, ottobre 2009
n.10, anno 20, € 4,50
Pagine tot. 357 + 8 di traduzione in inglese, pagine di pubblicità e redazionali 161, percentuale di pubblicità 45%
CONTENUTI
Brevi: Installazioni temporanee • mostre • libri e dvd • nuovi prodotti
Robe: Tappeti • Paola Navone firma tazze per Richard Ginori • lavelli in marmo di AntonioLupi nelle cave • tavoli e sedie strampalati • 7 pezzi icone • robe per il bagno.
Creativi: l’arch. N. Gwenael, francese che ha scelto Tokio per fare edifici a parallelepipedo e oggettini minimali • S. Diez, nella sua casa-atelier a Monaco, dove progetta cosine squadrate o tonde • la designer di tessuti e decori Florence Broadhurst (1899-1977), australiana, capelli rossi, imprenditrice, mille avventure, una che sapeva il fatto suo • intervistina a I. Rota.
Case: l’arch. C. Donati e la sua casa nel Polesine, con mobili vecchi anzi vintage (anche moglie e figlio sono un po’ vintage) • la casa della pittrice di fiori C. Blasler, grigia luminosa spaziosa • l’atelier di C. Algranti, a Milano, fatta tutta con cose raccolte come scarti e trasformate • una casa orizzontale in Norvegia progettata dagli architetti di Fantastic Norway, dopo un loro viaggio per i paesini norvegesi • un palcoscenico di teatro nel centro di Monza trasformato dall’arch. P. Lissoni in bianchissima e vuotissima casa, tutta arredata solo con oggetti di ottimo gusto disegnati dal designer P. Lissoni • la casa del fotografo E. Reeve, nell’east-end londinese, un parallelepido nero marrone dell’arch. D. Adjaye, riempita dall’arredatrice E. Maclead con pochi pezzi “rigorosamente di design” e una palette di colori monastica (“bianco, grigio, blu, marrone e nero) • una casa a Milano degli anni ’50 abitata da due “professionisti della moda”, zeppa di pezzi di modernariato • casa olandese della interior designer (e artista) P. Leen, tra grigi feltri e collage di roba vintage • casa vacanze a Mykonos, interior decorator A. M. Coscoros, 500 mq, 2 piscine, accesso diretto al mare, muri di pietra, tutto bianco e grigio.
Itinerari: cosa c’è di impedibile per gli arredatori fighetti a Bruxelles (molte foto piccole e indirizzi) • aeroporti con ambienti fighetti • uffici creativi che strizzano l’occhio alla natura o sono molto bianchi e grandi (o tutte e tre le cose).
IL MIO COMMENTO
Anche su Elle Decor va di moda l’ecosensibilità prêt-à-porter, da artista pazzerello che combina pezzi di rifiuti per fare robette da vendere a chi vuole, con un gesto, liberarsi dal senso di colpa per avere inquinato la nostra povera terra.
Colori smunti e trattenuti, tutto bianco e grigio. Forme geometriche di base, evviva il parallelepipedo, il più esatto per contenere e dare forma a qualunque cosa, in particolare alla casa. Tanto modernariato, pezzi vecchi di design, a dimostrazione che l’industria che sforna capolavori artistici si è ingolfata. Recupero dell’artigianato e dei pezzi unici, da ambientare in case e arredi ancora minimalissimi.
Si fa fatica a distinguere questo numero di Elle Decor da uno qualsiasi degli ultimi tre anni. Acquisto sconsigliato. Unica nota positiva la stringatissima retrospettiva sulle decorazioni per tessuti e carta da parati di Florence Broadhurst.
Trovate qui una analisi veloce dei lettori di Elle Decor e il prezzo per gli annunci.
Un anno di copertine di Domus

Sono stato abbonato a Domus per un anno e non ho rinnovato
l'abbonamento perché non mi piace più. Qui di seguito propongo un mio
personale percorso con le copertine di Domus di questo fatidico anno.
887 dicembre 2005 * Inaugurazione del Phaeno Science Center a Wolfsburg:
l’astronave di Zaha Aidid.
Un’astronave enorme in cemento liscissimo, disegnata molto per
prospettive interne da rendering piuttosto che per essere vissuto (o
questo è il taglio che gli dà il fotografo di Domus?) Come
l’avveniristico edificio si confronti con il contesto urbano, non è
dato di vedere.
888 gennaio 2006 * Post-it e mentine di Enzo Mari, il quale
deve progettare una piazza a Gela e lo fa con tutta la retorica del
gran progettista sensibile intelligente attento al locale
intellettuale. E stucchevole.
889 febbraio 2006 * La
stazione sciistica del Furggen, progetto
di Mollino. Una struttura coraggiosa oggi abbandonata.
890 marzo 2006 * Facciata a pois del negozio a Ginza
progettato da Toyo Ito. I pois sono in realtà delle finestre
romboidali, seminate sapientemente a caso: l’architettura pare si sia
ridotta ad una questione di pelle degli edifici.
891 aprile 2006 * Mappamondo di marchi: ovvero cosa vuol dire progettare oggetti nell’era della globalizzazione, del (neologismo di Domus!)
geo-design. Pensate: oggi i prodotti vengono progettati in un luogo e realizzati in altri luoghi, cose mai viste!
892 maggio 2006 * Gillo Dorfles (uno dei maggiori critici del design in Italia, 86 anni ben portati)
commenta il Salone
del mobile di Milano. Dorfles elogia i soliti designer di moda, da Zaha
Aidid (che ha progettato la cucina per la prossima serie di Star Trek)
a Rona Arad ai fratelli Campana, ma dà due belle stoccatine. Prima si
lamenta che i designers oggi cercano la novità solo per ragioni di
marketing. Poi, sull’essenzialismo ancora dominante: “… va sempre bene
un design rigoroso, che non sia troppo ‘noiso’ però. Non dimentichiamo
il famoso detto ‘Less is more’ ma anche ‘
Less is bore’”.
893 giugno 2006 * Progetti per la piramide di Pyongyang:
Domus ha indetto un concorso di idee per recuperare il rudere enorme
del Ryugyong Hotel. I risultati mostrano tutta la difficoltà di oggi
degli architetti ad uscire dal loro pc/tavolo da lavoro ed avvicinarsi
alla realtà economica e sociale.
894 luglio agosto 2006 * I designers Fukasawa e Morrison seduti al tavolo, che è uno dei pezzi dalla mostra da loro allestita,
Supernormal, dedicata agli oggetti noiosi ma utili. Sbadiglio.
895 settembre 2006 * Facciata a quadratini della
Zollverein School progettata da SANAA. Stavolta le finestre sono
quadrate ma la matrice progettuale è la stessa della facciata a pois di
Toyo Ito del n.890.
896 ottobre 2006 * Fotografia di Mimmo Jodice da un grattacielo di Manhattan:
un bravissimo fotografo che interpreta l’architettura come un
paesaggio. (Un articolo interno su Chandigarh oggi, ovvero la capitale
interamente progettata da Le Corbusier, invece di farci vedere come gli
abitanti hanno vissuto un’opera architettonica e urbanistica così
esatta e diversa, si perde nel racconto della storia mille volte
sentita su come Corbu ha avuto l’incarico eccetera ecc.)
897 novembre 2006 * Un autobus con i tulipani: omaggio al
designer grafico Alan Fletcher, che ha realizzato tante belle copertine
di Domus e aveva un modo molto interessante di intendere il suo
mestiere.
898 dicembre 2006 * Progetto naif di casa dei sogni disegnata da
Herman Wallace, ex Pantera Nera, recluso in isolamento da 34 anni:
nelle situazioni estreme, si sogna la normalità.
Elle Decor Italia dicembre 2006
Elle Decor Italia dicembre 2006, n.12 a. XII
€ 4,20 – Ediz. Achette Rusconi - Direttore: Livia Peraldo Matton
PAGINE: 396 – PERCENTUALE PUBBLICITA’: 38,9% - € per pagina non pubblicitaria: 0,017
NOTA: La pubblicità non è raggruppata ma sparpagliata in tutta
la rivista, tanto che a volte si fa fatica a capire cosa sia articolo e
cosa sia pubblicità.
CONTENUTO:
Rubriche/servizi al lettore: Incontri/interviste con designers,
grafici, artisti, artigiani – Libri – Eventi e mostre – Memo (mostre,
fiere, appuntamenti, vernissage)
Case: A filo d’acqua 8casa galleggiante sulla Senna, atelier
d’artista) – oasi vista neve (Casa di architetto al Sestriere) – Ospiti
dei ghiacciai (albergo in Patagoni) – New store (nuovo negozio di moda
casa bellezza a Milano) – Viaggio in Kenia (hotels e resort che
privilegiano il contatto con la natura) – Holiday home (nella foresta,
vicino a Parigi, spazio intimo e rassicurante) – Ritmi di natura
(essenzialità zen e citazioni moderniste, casa di due architetti nel
bosco vicino Gand) – Sisselux (caldo appartamento in condominio di
lusso vicino a St. Moritz) – Nido bianco (residenza-studio del famoso
designer Eero Aarnio vicino ad Helsinki) – Spazio libero (casa di
designer vicino a Copenaghen) – Farm (casa rurale restaurata con arredi
moderni firmati, in Engandina)
Raccolta di prodotti a tema: Palette dei colori d’inverno
(silver, gold, bronz) – Decor news (novità dalle aziende) – Fantasyland
(oggetti animalier preziosi come pezzi unici) – Verde news (idee regalo
dedicate al giardino) – Macro (Pattern oversize per le carte da parati
di ultima tendenza) – Benessere news (arredo bagno e spa) – (Fashion
design (abiti da neve e attrezzature per sport invernali) – Personal
touch (candele profumate) – Praline d’autore (84 diversi cioccolatini
belli da vedere) – Gioielli – Gourmet news (arredo cucina) – Materiali
& C (rivestimenti per la casa) – Di moda (arredi affiancati ad
abiti e accessori di moda in assonanza): bianco, tartan, pelliccia, oro
– Cinema da living (maxischermi) – Natale in bianco/nero (allestimenti
minimal chic) – I love Russia (iperdecorativismo e dettagli fuori
scala) – Segni di festa (luci e decorazioni regali a misura di sé e
di chi li riceve)
Parola d’ordine della rivista: con un pizzico d’ironia.
IL MIO GIUDIZIO: Elle Decor si
rivolge al grande pubblico
(qui trovate un profilo del lettore medio fatto dall'editore), senza rinunciare ad un punto di vista
originale ed ironico. I prodotti che vengono mostrati sono sempre
riambientati in servizi dal forte impatto visivo: qui come nelle
riviste di moda, l’arredo/l’abito sono il punto di partenza per una
scorribanda in un contesto, in una ambientazione, in un’atmosfera (in
questo numero: la montagna e la neve, il natale, l’Africa e la natura
disabitata, lontana dalla città). Anche la scelta delle case pubblicate
viene fatta preferendo arredi eclettici ma sempre leggeri, ironici, con
preferenza per case di designer e di artisti. Ho notato una sensibilità
particolare, nelle fotografie, per i materiali e le atmosfere: le
textures del legno, la morbidezza delle pellicce, la trama dei tessuti
sono resi con grande realismo e attenzione.
Il Giornale dell'Architettura novembre 2006
Il Giornale dell’Architettura novembre 2006, n.45 a. V
€ 3,50 – Ediz. U. Allemandi – Direttore: Carlo Olmo
PAGINE: 48 in formato A3 – PERCENTUALE PUBBLICITA’: 33% - € per pagina non pubblicitaria: 0,11
PREMESSA: Rispetto alle riviste che ho analizzato fino ad ora,
il G. dell’A. è più votato ai contenuti che alle immagini, da cui una
prevalenza di testo. Qui si esprimono opinioni e si discute apertamente
di argomenti attuali inerenti la professione di architetto ed ingegnere
(è un giornale per addetti ai lavori, non per un pubblico generico).
Piuttosto che riportare sinteticamente il contenuto della rivista, come
ho fatto finora, preferisco soffermarmi sugli articoli più importanti
e, a mio giudizio, più attuali per l’architettura. In rosso, accanto
alla sintesi dell’articolo, potete leggere le mie considerazioni.
CONTENUTO:
1. “Molti musei, pochi capolavori” di B. Pedretti – “Il rischio
è che la nuova fortuna non arrida tanto all’architettura bensì ad una
sua immagine”. Sul successo delle mostre di architettura e sul relativo
insuccesso dell’architettura costruita. L’architettura
corre il rischio (dalla diffusione delle riviste illustrate in poi) di
essere appiattita alle due dimensioni di una pagina. E’ possibile
scambiare l’immagine per il tutto (metonimia delle comunicazioni)?
2. “Porti orfani di città” di P. Culotta
– “La sezione <Città-Porto> della 10.Mostra internazionale di
Architettura non aiuta a mettere a fuoco lo sguardo critico sulla città
portuale italiana. Come annuncia il trattino nel suo titolo, induce
tendenziosamente alla lettura di ciò che è stato separato nella città
portuale seguendo la sola pista trasformatrice delle aree “innterne al
porto” dismesse o da dismettere per migliorare le connessioni di alcuni
sistemi infrastrutturali, rifunzionalizzare un’enorme cubatura non
utilizzata e mantenere separati Città e Porto. […] la cancellazione
della natura fondativa degli insediamenti sul mare, avvenuta
sostanzialmente con l’allontanamento della vita urbana dalle banchine
del porto […] è risolta con la proposizione di un’accattivante
edificazione (non parliamo di architettura, per favore) dei fronti a
mare delle città sull’acqua…” Concordo sulla
superficialità del modo in cui l’interazione porto e città viene
solitamente trattata. Che dire poi delle Biennali di Architettura?
Hanno ancora un senso?
3. “CUP in piazza per la riforma” di E. Piccoli – Il 12 ottobre
il Comitato initario professioni è sceso in piazza contro il
provvedimento Bersani e per una riforma concordata con le parti in
causa. Pare siano stati 50.000 i partecipanti.
Argomento fondamentale per il futuro delle varie professioni
corporative ancora esistenti in Italia. L’autore rimane neutro sulla
questione: poco più che cronaca. E il Giornale dell’Architettura che
cosa ne pensa? Con chi si schiera? Che idea di professione ha? Non è
dato sapere. Ecco la mia opinione, invece: liberalizziamo la
professione di architetto e ingegnere, sciogliamo gli ordini e
scardiniamo lo status quo, che ha prodotto una situazione lavorativa
orribile e tanta brutta architettura.
4. Inchiesta su Palermo (con 5 articoli e numerosi trafiletti) –
“La città cartesiana nasconde, infatti, un insieme di perimetri ed
interessi che appaiono quasi congelati nello loro storia e e la città è
diventata incapace di affrontare i propri problemi alla radice, perché
non riesce a trasferire in essi gli interessi reali che potrebbe
esprimere e che, se ristretti al perimetro urbano, forse non ci sono
nemmeno più. Si ha la sensazione che Palermo sia una città in vendita,
che nessuno vuole comprare, ma che anche, gelosamente, nessuno vuole
vendere, e che comunque si offre a potenziali astratti compratori solo
per consumazioni veloci” (dall’articolo “Palermo algebrica” di N.G.
Leone). Il metodo di indagine di Palermo,
utilizzato in questi articoli, esprime tutti i limiti degli architetti
italiani e dei critici di architettura. L’articolo di Leone, in
particolare, è disarmante: Palermo è vista come una scacchiera di
valori estetico-sociali positivi o negativi. Sfuggono completamente le
dinamiche della vita a Palermo. Non una parola sulla mafia: non dico
per esprimere una condanna, quanto per fare i conti con uno dei
principali attori in gioco. Anche il modo di operare delle giunte
comunali, siano di destra o di sinistra, appare molto superficiale:
l’amministrazione di sinistra preferisce i finanziamenti a pioggia per
risanare il centro storico, sia ad enti pubblici che ai privati, mentre
l’amministrazione di destra si sofferma sul restauro degli edifici
principali. Chiuso il cerchio della materia indagabile nella sola
architettura, tutti si ritrovano senza soggetto da indagare: i
problemi, come dice spaesato Leone nel brano che ho citato, scompaiono.
Qui va individuato un grande errore dell’urbanistica e
dell’architettura in genere, che ha pensato di poter capire i cittadini
indagando (e modificando) le mura tra cui vivono. Ci vorrebbe una
rivoluzione copernicana per capire che sono le persone che vivono una
città a darle forma e NON il contrario. L’articolo più interessante e
vicino alla realtà non è di un architetto ma del Procuratore Generale
Caselli, che descrive l’inserimento dell’ampliamento del palazzo di
giustizia, facendo i conti con la città e i suoi abitanti.
5. “Sperimentare la partecipazione” di M. di Robilant - Un
caso emblematico dell’architettura che vorrebbe coinvolgere nelle
decisioni la popolazione. Su una piazza torinese appena realizzata,
contestata dalla popolazione, si innesta un nuovo concorso di idee per
far decidere il pubblico e non le amministrazioni. Finalmente, direte
voi. Peccato che poi il pubblico può votare (solo su internet) tra 10
nuovi progetti (di un concorso ad inviti e non libero, quindi senza
partecipazione di giovani e architetti del luogo) e con il suo voto
esprime il 40% della decisione finale. Un comitato di esperti si arroga
il restante 60% e sceglie un progetto diverso da quello che la
maggioranza del pubblico aveva votato in internet. Morale
della favola: con quali mezzi si può realizzare una reale
partecipazione dei destinatari dell’architettura alle scelte
sull’architettura stessa? Messaggio che ricavo da questo episodio:
l’architettura è affare di una casta chiusa di specialisti, che
fingono, all’occasione, di interessarsi del parere dei loro fruitori
futuri.
6. “Un geografo umanista” di A. Lanzani – In cui si parla di
Lucio Cambi, morto recentemente, indagatore tra i più acuti
dell’organizzazione degli “spazi terrestri” del nostro paese, che è un
modo per dire geografo in maniera più ampia e completa. “Chi si rivolge
all’organizzazione degli spazi terrestri sa che non può agire negli
ambiti di una particolare <disciplina>, ma in ogni caso solo con
un gruppo di <discipline>. E con probabilità, più che delinearsi
l’idea che da questo incrociarsi di <discipline> potrebbe nascere
una <disciplina> nuova, si persuaderà che le <discipline>
definite da formulazioni più o meno larghe e precise non esistono: ma
esistono problemi da risolvere con qualunque mezzo di scienza a
disposizione, nella organicità dei loro termini”. (Lo stesso L. Cambi,
estratto della presentazione della collana “Geografia umana” per Franco
Angeli, 1971). Incontro interessante con una
“multi-disciplina” come la geografia, con un personaggio che (sembra)
ne intuisce la complessità e le tante sfaccettature. Una strada
interessante da seguire, per uscire dall’angusto recinto
dell’architettura: il territorio, le periferie. Indagini che nessuno ha
mai fatto in Italia (oppure le ha fatte ma le ha tenute ben nascoste!).
Faccio le pulci a... AD novembre 2006
AD novembre 2006, n.306 a. XXVI
€ 5,00 – Ediz. Condé-Nast – Direttore: Ettore Mocchetti
PAGINE: 724 – PERCENTUALE PUBBLICITA’: 51,1% - € per pagina non pubblicitaria: 0,014
CONTENUTO:
Rubriche/servizi al lettore: Interviste sui 25 anni di AD Italia
a vari personaggi del mondo della cultura e dell’arredo (da Sgarbi al
direttore di AD Usa, al direttore generale di Cartier, ecc.) –
istantanee di architettura, moda, arte, TV, auto, cucina, città,
aziende di arredo – Omaggio alla pittrice Tamara de Lempicka, a Vico
Magistretti e al fotografo Stefano Bicarelli- Mostre, nuovi arredi,
festivals e armi storiche
Case: Villa sul mare di N. Foster (grandi vetrate) – Cascian
nella Lunigiana (la città in campagna) – Appartamento di uno stilista a
Londra (ricordi e tacchi a spillo) – Ampio interno a Milano (arredi su
misura e pezzi orientali) – Residenza in Ecuador (dinamici giochi di
forme, collezioni di opere d’arte) – Appartamento a Vicenza (arredo pop
tra stucchi del ‘500) – Casa romana d’artista (opere coilorate su
pareti e arredi neutri) - Casa a Londra con effetto nostalgico (busti
in gesso e cristalli antichi) – Residenza di fotografo playboy a New
York (grandi foto e classici del design) – Hotel alle Mauritius (déco
tropicale) – Nuova sede milanese di Dolce e Gabbana (vetro e acciaio) –
Casa a Crema con raccolta di collezioni d’Oriente (lo stupore
dell’universo) – Abitazione/galleria d’arte a Roma (luminoso purismo) –
Complesso di case e studio di tre maestri dell’architettura finlandese
(Helsinki 1903).
Raccolta di prodotti a tema: Rivestimenti in ceramica – Segni
del tempo: dal CD alla Smart, dall’I-pod al cellulare, oggetti e
servizi che hanno cambiato le abitutiudini e gli stili di vita – L’arte
della qualità: 300 oggetti che esprimono lo stile AD (ho il forte
dubbio che la scelta degli oggetti non sia stata solo una libera scelta
della redazione ma anche offerta alle aziende come apparizione
commerciale)
Redazionali: quelli definiti dalla stessa rivista “AD Promotion” occupano 86 pagine e trattano i più svariati campi.
Frasi emblematiche dello spirito della rivista: Una modernità
che è già storia – Rigore e sensualità – Oggetti per nuovi scenari del
gusto – Classico prezioso – Verso un futuro di memoria (questa è una
vera chicca!) – Fra tecnologia e tradizione – Oggi come ieri, il gusto
per la fantasia – Il retaggio del passato come attualità – Nel teatro
del bien vivre – Gusti estetici in continuo divenire – Proposte per un
bello senza tempo – Di tradizione, ma sempre attuali
IL MIO GIUDIZIO: AD è una rivista
dedicata ad un ampio pubblico. Innanzitutto è una vetrina per chi deve
comprare: un acquirente con una buona disponibilità finanziaria ma idee
confuse su cosa è “in”, sugli status symbols e sulle opere d’arte in
cui investire. La vera missione di AD non è però, a mio giudizio, solo
di promozione pubblicitaria: il numero che festeggia i 25 anni
evidenzia la sua funzione culturale. AD si addossa il compito di
definire un gusto eclettico per l’arredo che sia moderno e allo stesso
tempo classico, raffinato e originale ma anche legato alla tradizione e
ad una idea di lusso antiquata (quella espressa dalla “roba”,
dall’ostentazione, dalla ricchezza di materiali e dalla povertà di
idee). Indicative sono le frasi (che riporto sopra) che accompagnano la
parata di 300 oggetti in stile AD: oggetti molto diversi tra loro,
legati da un esile fil ruoge che rischia continuamente di spezzarsi. I
redattori della rivista si sentono continuamente in dovere di
arrotondare gli eccessi di originalità e rigore e di giustificare la
passione per un classico che a volte scade nel retrivo e nel pacchiano.
Faccio le pulci a .... Case da Abitare ottobre 2006
Case da Abitare ottobre 2006, n.101 a. ?
€ 4,00 – Editrice Abitare Segesta/RCS – Direttore: Silvia Robertazzi- Art director: Pilar Ibanez – Formato A4
PAGINE: 220 – PERCENTUALE PUBBLICITA’: 35% - € per pagina non pubblicitaria: 0,028
CONTENUTO:
Rubriche/servizi al lettore: News, oggetti originali, opere d’arte–
Giovani designers/ready made – Miniproduzioni, trends, modernariato –
Architettura, costume, giovani designers- Libri, mostre, arte varia –
Architettura: un classico del moderno – Indirizzi e negozi raccomandati
– Rubrica finale: ritratto di un personaggio del mondo dell’arredo
Case: Una casa di R. Neutra a Los Angeles (trasparenze moderne) –
Una camera d’albergo irreale (laboratorio di oggetti “vestiti”,
praticamente un’installazione) – Rifugio nella foresta pluviale a sud
di Sidney (rigorosa e glaciale) – Casa di ex diplomatico a Londra
(etnico iperdecortativo) – Una scuola trasformata in casa a Stoccolma
(nitore e vuoto) – Casa zattera a New York (luce dall’alto e
claustrofobia)
Raccolta di prodotti a tema: Tessuti e prodotti di bellezza
(accostati per colore e texture) – Oggetti dorati (la febbre dell’oro)
– Nord e Sud (prodotti dell’Africa e del Nord d’Europa) – Oggetti di
elettronica dal design accattivante
Redazionali: -
IL MIO GIUDIZIO: Case da Abitare si distingue per
l’originalità delle rubriche e per lo spazio dato ai giovani designers
e alle miniproduzioni: una scelta di campo più votata alla ricerca di
nuovi trend piuttosto che alla promozione di prodotti e produttori. Il
target della rivista pesca sia negli operatori del campo dell’arredo
sia nel pubblico più “colto” e dandy, che preferisce il modernariato al
mobile nuovo (tranne nel campo dell’elettronica, vedi la raccolta a
tema, anche in vista dei regali natalizi).
Faccio le pulci a .... Bravacasa ottobre 2006
Bravacasa ottobre 2006, n.10 a. XXXIII
€ 3,50 – Editore RCS – Direttore: ? – Formato A4
PAGINE: 516 – PERCENTUALE PUBBLICITA’: 62,6% - € per pagina non pubblicitaria: 0,018
CONTENUTO:
Rubriche/servizi al lettore: Libri mostre artigianato – Consigli
pratici (le colle, prodotti per la pulizia della casa, potare i
rampicanti) – I ferri da stiro con caldaia esterna (confronto tra 16
modelli) – L’esperto risponde (la mansarda, il giardino in terrazzo,
antiquariato) – Giardinaggio - Ricette di cucina, Fai da te (festa in
camper, piccole decorazioni) – Indirizzi dei produttori
Case: Casa di architetto in Brasile (eclettica) – casa nello
Yemen (esotica) – casa ad Amsterdaam (giocosa) – casa in Normandia
(country) – open space a Milano (di un produttore di complementi,
praticamente uno show room) – casa in Provenza (antiche mura) – casa di
città (colpi di colore nel bianco), casa a Maastricht (artisti) –
progetti di piccole case (80, 55 e 43 mq).
Raccolta di prodotti a tema: Tecnodesign – L’eden
ritrovato (mobili per esterni in interni) – Lampade di grande impatto
estetico – Creatività con le piastrelle – La moda del mobile
“neomaschile” ( ???) – anteprima delle coperte per l’inverno – Oggetti
in pietra.
Redazionali: Arredi in assonanza con le case presentate –
Frigocongelatori – cucine – letti – mobili in stile (l’antico sempre
attuale) – Tende, tessuti e coperte
NOTA: l’articolo redazionale si distingue dalla raccolta di
prodotti a tema dal fatto che presenta le foto del produttore stesso
dell’oggetto, acriticamente, senza riambientarlo o personalizzarlo
all’interno di un servizio con un tema di fondo.
IL MIO GIUDIZIO: Bravacasa si conferma un giornale-vetrina (ogni
prodotto ha il suo prezzo, produttore, indirizzo), una sorta di
catalogo di prodotti da acquistare e di idee di case da imitare. Il
target è quindi un pubblico di non esperti, che cerca conferma delle
tendenze attuali. Le case scelte e alcune raccolte a tema sono dettate
dal periodo: ottobre vuol dire inverno (la casa rustica, le coperte) e,
seppure in anticipo, i regali natalizi (il tecnodesign, gli oggetti in
pietra).